Profit e no profit: incontro possibile, ma con le giuste parole
È possibile migliorare il benessere e l’inclusione sociale delle persone svantaggiate? E si può intensificare il rapporto tra il mondo del profit e del no profit? Per rispondere a queste due domande, sempre più attuali in una società che negli ultimi…
È possibile migliorare il benessere e l’inclusione sociale delle persone svantaggiate? E si può intensificare il rapporto tra il mondo del profit e del no profit? Per rispondere a queste due domande, sempre più attuali in una società che negli ultimi anni ha visto l’emergere di nuove povertà, è partito il progetto 399-1-948-2016 “Modelli di sviluppo etici e relazioni responsabili per la creazione di filiere sostenibili”. Il progetto è stato finanziato con DGR 948/2016 Fondo sociale europeo in sinergia con il fondo europeo di sviluppo regionale, afferente al progetto Responsabilmente (Ambito tematico 2 – Filiera, Clienti, Catena di Fornitura) e ha visto come proponente Unindustria Servizi & Formazione Treviso Pordenone Scarl con IUSVE ed Irecoop Veneto enti partner.
Lo studio, a cui ha partecipato lo psicologo Marco Zuin con la supervisione del professore Arduino Salatin, preside dello IUSVE, ha messo al centro il Consorzio di cooperative sociali “In Concerto” di Castelfranco Veneto, realtà che raggruppa 19 coop sociali, 5 di tipo A e 14 di tipo B, e opera per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro dei soggetti svantaggiati, persone colpite da disabilità o da altre forme di svantaggio, incluso quello economico.
«La borsa di ricerca prevista dal bando è nata con l’obiettivo di capire come fosse percepita a livello sociale l’attività del Consorzio e che tipo di impatto avesse sui soggetti direttamente coinvolti, in modo da poterne migliorare ulteriormente le performance, valorizzando la filiera imprenditoriale profit – no profit» spiega Salatin. Dopo una prima fase di analisi, dunque, sono stati coinvolti i referenti del Consorzio con un focus group dedicato alla CSR, ovvero a comprendere come viene percepita, attuata e soprattutto comunicata all’esterno la Responsabilità Sociale d’Impresa. Ed è proprio quest’ultimo aspetto a essersi dimostrato più lacunoso, richiedendo un intervento diretto del ricercatore che ha elaborato modelli comunicativi più efficaci per creare nuove partnership con le aziende profit.
«Abbiamo comunicato, dati alla mano, i traguardi raggiunti nel 2016 dal Consorzio, spiegando che su 40 persone prese in carico, 33 avevano completato il percorso di inserimento lavorativo e il 67% tra loro aveva prorogato i contratti da un mese a 18 mesi. Un risultato che ha colpito nel segno portando, nel 2017, al 20% in più dei partecipanti» chiarisce Zuin che al Consorzio ha fornito anche un questionario volto a identificare l’evoluzione dello stato di benessere dei soggetti coinvolti. «Abbiamo dimostrato che una forma più efficace di collaborazione tra profit e no profit è possibile. E per riuscirci, a volte, basta cambiare registro comunicativo e fare un passo avanti gli uni verso gli altri» conclude il professor Salatin.