Assunzioni giovani, formazione fra colleghi e welfare aziendale. A Ponte San Nicolò la +Watt fa scuola di responsabilità
L’attenzione all’alimentazione, con la sala mensa interna e l’organizzazione di pranzi e cene fra colleghi più volte all’anno, non dovrebbe stupire in un’azienda che si occupa di questo settore, come la +Watt di Ponte San Nicolò, in provincia di Padova….
L’attenzione all’alimentazione, con la sala mensa interna e l’organizzazione di pranzi e cene fra colleghi più volte all’anno, non dovrebbe stupire in un’azienda che si occupa di questo settore, come la +Watt di Ponte San Nicolò, in provincia di Padova. Qui si producono integratori alimentari, con 70 fra dipendenti e agenti al lavoro. Meno scontate sono altre «attenzioni» verso i collaboratori come il servizio di autolavaggio a chiamata, gli orari flessibili, il welfare aziendale e la buona abitudine di assumere i giovani dopo il tirocinio.
+Watt è una delle imprese che hanno ottenuto un buon indice di responsabilità sociale al termine dell’audit realizzato dai ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia che su incarico di Ascom Padova, nell’ambito del progetto Responsabilmente finanziato dalla DGR 948/16 della Regione Veneto, stanno realizzando una mappa ad ampio raggio sui comportamenti responsabili in ambito sociale, ambientale e nella governance.
«Quando sono entrato in azienda, cinque anni e mezzo fa, ho trovato già presenti molti elementi di attenzione alla responsabilità sociale come l’orientamento ad assumere, quando è possibile, persone che non hanno un lavoro, o la grande cura delle materie prime per dare ai nostri clienti un prodotto buono da mangiare» racconta l’amministratore delegato di +Watt, Stefano Sinelli.
«Abbiamo continuato su questa strada – prosegue Sinelli –. Assumiamo con preferenza persone disoccupate, e fra i nostri dipendenti abbiamo una grande varietà sia di provenienze, con cinque nazionalità diverse, sia di età, perché sono convinto che il mix generazionale sia la carta vincente. Io ho 62 anni, e credo che in un’azienda ci vogliono i giovani ma anche le persone con qualche anno in più. Oggi l’ultimo assunto ha 58 anni, quello prima 22. Stiamo lavorando sul bilanciamento di genere, anche se c’è una prevalenza maschile, dovuta anche al fatto che siamo un’azienda dove si produce internamente. Fino ad ora quando abbiamo avuto degli stagisti alla fine dello stage li abbiamo assunti: è successo tre volte. Siamo contrari alla prassi di prendere uno stagista per un periodo per poi lasciarlo a casa e sostituirlo con un altro».
Un accordo aziendale firmato con i sindacati ha aperto la strada al welfare aziendale, con l’adesione a una piattaforma accreditata che fornisce servizi per un valore di 1200 euro annui per i collaboratori che non hanno ruoli di responsabilità, e di 1800 per le figure con responsabilità. Il benessere di chi lavora qui è messo al primo posto. È stato ricavato un parcheggio interno per non lasciare l’auto in strada, nella mensa c’è la televisione e il calciobalilla, i programmi di formazione sono molto strutturati. «Sia sul fronte delle competenze professionali sia su quello delle potenzialità personali – spiega l’Ad –. Ogni anno ne facciamo uno: l’ultimo è stato sull’ottimismo, il prossimo sarà sulla resilienza».
Poi ci sono i corsi di carattere scientifico per capire come funzionano il corpo umano, il metabolismo e i meccanismi dell’alimentazione. E i dipendenti sono invitati a scambiarsi i saperi: «Quando qualcuno di noi ha delle competenze particolari o ha fatto corsi esterni all’azienda, fa sharing con i colleghi, riporta quello che ha capito sforzandosi di socializzare le conoscenze». Dato il prodotto che si realizza, è difficile ottenere le materie prime a “chilometro zero”, spiega Sinelli. Ma ci sono molti altri modi di lavorare con e per il territorio: «Credo che sia importante lavorare bene con il tessuto sociale del luogo in cui come azienda si è radicati».